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Rivista semestrale gratuita creata da
di Antonio Amatulli e Stefania Borghetti
A un anno dall’indicibile omicidio della collega Barbara Capovani sono ancora forti l’emozione e lo sgomento del mondo degli operatori della Salute Mentale. Tuttavia, si sta presentando il pericolo che tale reazione si cristallizzi in posizioni semplificate e poggianti su versanti polemici e ideologizzati piuttosto che su analisi in grado di generare riflessioni e proposte operative dal respiro sufficientemente ampio, come richiesto da temi caratterizzati da alta complessità. Proposte, cioè, capaci di catalizzare interesse e azioni anche dei “meno addetti ai lavori”, se non addirittura dei “non addetti”. Sempre che sia possibile, in tema di Salute Mentale, separare nettamente gli addetti dai non addetti. E per arrivare a ciò, è importante farsi carico di analisi non eccessivamente di parte e che comprendano la complessità delle tematiche degli interessi in gioco. Parafrasando Benedetto Saraceno, se i problemi sono complessi, le risposte non possono essere semplici. Due sono gli argomenti che nell’ambito del dibattito attuale emergono principalmente: la violenza sugli operatori e la cosiddetta “delega” in tema di sicurezza che è attribuita in modo crescente e allargato alla psichiatria, investita di quei “compiti” securitari e di controllo sociale che storicamente e a fasi alterne essa ha lambito, attraversato, a volte scelto, altre volte ancora subito.
Salvi V., Sessini M., Cogrossi S., Rosiello R.
Pinto M., Arienti V., Ferrari M., Magnani G., Marasco M., Vercesi M., Saenz M. e Cerveri G.
Figliano G., Verlich M., Quassolo R., Cafè S., Boccuni M., Migliarese G.
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